DETOURISM: I PONTI DI VENEZIA
Segnalazioni | Autore: Lo staff della Su e Zo

In attesa della seconda tappa della “Su e Zo per il Veneto” in programma sabato a Vicenza, cominciamo oggi ufficialmente la pubblicazione di alcuni contenuti scelti di “Detourism: La newsletter di Venezia” (vedi precedente post: “Detourism per la Su e Zo per i Ponti“). Si tratta della newsletter redatta dall’Ufficio Turismo del Comune di Venezia che ogni settimana viene inviata gratuitamente a centinaia di sottoscrittori e che offre preziosi spunti di riflessione e approfondimenti sulla storia, l’arte e la cultura di Venezia. Sul nostro sito web, in più puntate successive, presenteremo solo alcuni assaggi della newsletter, ma l’invito rivolto a tutti gli amici della Su e Zo per i Ponti è di compilare il modulo on line proposto dal Comune di Venezia per riceverla direttamente nella propria casella email ogni settimana.
Un ringraziamento particolare all’Assessorato al Turismo della città lagunare per aver accolto con entusiasmo questa nuova importante collaborazione tra TGS Eurogroup e l’Ufficio Turismo del Comune di Venezia e averci dato la preziosa opportunità di pubblicare sulle pagine di questo blog alcuni estratti di questa newsletter, sia in italiano che in inglese.
Per festeggiare questo legame tra la Città di Venezia e la Su e Zo per i Ponti, non potevamo che cominciare oggi le pubblicazioni parlando proprio dei ponti di Venezia! Buona lettura!

A Venezia ci sono centinaia di ponti, c’è chi ne conta oltre 400: con l’andare del tempo, molti hanno preso dei nomi particolari, come il famoso Ponte dei Sospiri, che unisce Palazzo Ducale all’edificio adiacente destinato a ospitare le Prigioni Nuove. Se ora siamo abituati a vedere i ponti in pietra, non è sempre stato così nella storia della Serenissima, anzi. In origine e fino a buona parte del Cinquecento, le tante piccole isole su cui è sorta Venezia erano collegate tra loro da semplici tavole in legno, che non avevano gradini, in modo da poterci passare anche a cavallo o in carrozza. Lo stesso Ponte di Rialto, che attraversa il Canal Grande, fu edificato in pietra solamente sul finire del Cinquecento.

Nel corso dei secoli, e soprattutto nell’Ottocento, s’iniziò a sostituire le passerelle in legno con ponti in pietra o in ghisa. In origine, erano privi di parapetti. Oggi solo un ponte in città mantiene ancora l’antica costruzione senza parapetti: è il Ponte Chiodo a Cannaregio. In tutta la laguna ne esiste solamente un altro, il Ponte del Diavolo, e si trova sull’isola di Torcello.

Ma quello che è conosciuto come il Ponte dei Pugni, nel sestiere di Dorsoduro, ha una storia davvero incredibile. Oggi lo si riconosce perché appena sotto il ponte è ormeggiata la barca di un fruttivendolo. Il nome di questo ponte ha origine da una delle più antiche tradizioni di Venezia, la rivalità tra le due grandi comunità dei veneziani, i Castellani e i Nicolotti. Le due fazioni avverse si affrontavano sui ponti della città in animate lotte, con lo scopo di battere gli avversari con pugni, calci, pietre, e di farli cadere in acqua. Uno dei campi di battaglia preferiti era il Ponte dei Pugni: gli sfidanti dovevano posizionarsi in corrispondenza delle impronte in pietra d’Istria tuttora visibili sul ponte.

Oggi i ponti di Venezia, oltre a essere indispensabili alla viabilità pedonale, ospitano sotto la pavimentazione i cavidotti di luce e telefono e le tubazioni di gas e acqua. Scopri com’è fatta Venezia con questo video!

[fonte: La newsletter di Venezia, N° 17/2020 del 18.05.2020]
[picture by Didier Descouens – Own work, CC BY-SA 4.0]


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