Itinerario culturale 2017

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Itinerario culturale “Su e Zo per i Ponti” 2017
Deviazioni di percorso

a cura del Servizio Turismo Sostenibile della Città di Venezia
IntroduzioneMappaPunti di interesse

Il 2017 è l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo, dichiarato dall’assemblea dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), e da quest’anno la passeggiata di solidarietà Su e Zo per i Ponti si trasforma in un evento sempre più attento a questo tema, particolarmente sentito a Venezia.

Il Servizio Turismo Sostenibile della Città di Venezia propone, come iniziativa speciale della passeggiata, non un tour, ma un vero e proprio detour in tutti i sestieri della Città storica, che esce dalle rotte ordinarie e si perde lontano dalla folla, alla ricerca di alcuni dei luoghi meno conosciuti ma più vivi e autentici, come le sinagoghe del Ghetto, il Museo della Musica a Palazzo Pisani, o il Giardino di Palazzo Soranzo Cappello.

“Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario stabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi” scriveva il poeta Diego Valeri nella sua Guida sentimentale di Venezia. Infatti anche chi non vi ha mai messo piede, conosce i luoghi che rendono celebre la città di Venezia in tutto il mondo: Piazza San Marco, il ponte di Rialto, il Canal Grande. Ma Venezia è anche altro. Ci sono intere zone della città storica tutte da esplorare, lontano dai luoghi obbligati dalla tradizione, dove ogni angolo nasconde meraviglie. Il miglior modo per conoscere Venezia è proprio perdersi in calli, corti e campi, visitare palazzi, chiese e musei meno noti che nascondono gioielli sconosciuti, esplorare la città con lentezza, meglio se a bordo di un’imbarcazione a remi tradizionale come la gondola, la batela o il sandolo, oppure a piedi, per poterla guardare con gli occhi di chi ci vive. Avrete così la fortuna di guardare la città da un punto di vista meno convenzionale, più intimo, autentico e originale.

Detourism è la campagna di sensibilizzazione della Città di Venezia per promuovere un modello di turismo sostenibile e consapevole. Suggerisce ai viaggiatori itinerari fuori dall’ordinario alla ricerca di una Venezia inedita e intende offrire spunti per ridurre l’impatto sulla città e i suoi abitanti, buoni consigli e semplici raccomandazioni pratiche per vivere al meglio la città.

Tutti gli itinerari di #Detourism per scoprire una Venezia diversa fanno parte della campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia, promossa dalla Città di Venezia per orientare i visitatori verso l’adozione di comportamenti consapevoli e rispettosi del patrimonio culturale e naturale di Venezia, sito UNESCO bene di tutta l’umanità.

Servizio Turismo Sostenibile della Città di Venezia:
www.comune.venezia.it/it/EnjoyRespectVenezia
www.veneziaunica.it/it/content/detourism-venezia
turismosostenibile@comune.venezia.it
Facebook: @DetourismVeneziaOfficial
Instagram: @Detourismvenezia
Twitter: @DetourismVenice

Mappa

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Punti di interesse

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Suezo2017 - Itinerario Culturale: Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone a VeneziaLA SCUOLA DALMATA DEI SS. GIORGIO E TRIFONE

Ai tempi della Serenissima esistevano in città numerose confraternite devozionali e assistenziali, amministrate da laici sotto il vigile controllo delle magistrature veneziane, chiamate Scuole Grandi (o maggiori) e Piccole (o minori). Ogni Scuola, in particolare quelle Grandi, aveva il suo edificio dove si raccoglievano i confratelli, luoghi che ancora oggi custodiscono straordinari patrimoni storici e artistici. Le Scuole Grandi furono così chiamate perché disponevano di grandi capitali, sedi sontuose, sfarzosi apparati per le manifestazioni cittadine; sono quattro quelle tuttora esistenti: Carmini, San Giovanni Evangelista, San Rocco, San Teodoro. Assai più numerose erano le Scuole minori, che furono per lo più confraternite associate ad una corporazione artigiana o commerciale, sorte per difendere comuni interessi professionali e sociali. Tutti i mestieri erano rappresentati: i Botteri, coloro che facevano botti; Curameri, coloro che lavoravano il cuoio; Forneri, che facevano il pane; Frutaroli, Pistori e molti altri.
Alcune Scuole erano poi luoghi di raccordo di comunità straniere in città: ad esempio le Scuole dei Milanesi, Lucchesi, Albanesi, Tedeschi, Fiorentini. Le stesse sinagoghe erano chiamate Scuole a dimostrazione del loro ruolo non solo religioso e spirituale.

La Scuola Dalmata di San Giorgio e Trifone, detta anche San Giorgio degli Schiavoni, è una di queste Scuole dei foresti, fondata con l’intento di riunire i cittadini di origine dalmata residenti a Venezia. Tra le uniche confraternite religiose ancora vive e operanti in città, la Scuola ha origine nel 1451 – a seguito della conquista della Dalmazia da parte dei veneziani – istituita come confraternita di mutuo soccorso di marinai, soldati ed emigrati appartenenti alla comunità degli Schiavoni, termine con cui all’epoca si indicavano appunto gli abitanti delle isole dalmate.
Nella sala al pianterreno della Scuola è custodito uno dei più straordinari cicli pittorici del primo Rinascimento veneziano eseguito da Vittore Carpaccio agli inizi del Cinquecento, che raffigura le storie di Giorgio, Trifone e Gerolamo, i tre santi protettori della confraternita. La tela con la Visione di Sant’Agostino è sicuramente la più celebre della serie ed è legata alla storia di San Girolamo, che apparve ad Agostino per avvertirlo della sua morte imminente e ascesa in cielo.

La sede della scuola fu rinnovata nel 1551, quando la facciata venne rivestita in pietra d’Istria e fu realizzato il bassorilievo con San Giorgio per il portale. Proprio sopra l’altar maggiore, è conservata una preziosa reliquia di San Giorgio. La Scuola Dalmata fu una delle rare istituzioni religiose che, in deroga al decreto delle soppressioni napoleoniche delle Scuole veneziane, riuscì a mantenere intatto e in loco il proprio patrimonio artistico.

Indirizzo: Scuola Dalmata di San Giorgio e Trifone, calle dei Furlani, Castello 3259/A
Telefono: 041 5228828
Sito web: www.scuoladalmatavenezia.com


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Campo del Ghetto Novo con le sinagogheLE SINAGOGHE DEL GHETTO

Il Ghetto di Venezia – il primo in Italia con oltre 500 anni di storia – con le sue cinque sinagoghe, il Museo Ebraico e le altissime case-torri, è oggi un vivo e frequentato rione della città: l’antica comunità ebraica veneziana è ancora molto presente e conta circa 500 persone. Per quasi tre secoli, dal 1516 al 1797, il Ghetto era un’area della città chiusa e gli ebrei non potevano abitare al di fuori dei suoi confini. Robusti portoni chiudevano i due ingressi del Campo del Ghetto Nuovo e ogni sera gli abitanti dovevano rientrare e rimanere rinchiusi fino al mattino successivo. Con la caduta della Repubblica e l’avvento di Napoleone furono eliminate le discriminazioni nei confronti degli ebrei. Le porte del Ghetto furono rimosse così come l’obbligo di residenza. Oggi si accede al Ghetto attraverso tre ponti, ma in passato ve ne erano solo due: quello che conduce al rio della Misericordia non esisteva. Negli stipiti in pietra del sottoportico che conduce al Ghetto Vecchio rimangono ancora i segni dove si trovavano i cardini delle porte che venivano richiuse al tramonto.

Il 1938, anno di promulgazione delle leggi razziali fasciste, vide gli ebrei privati dei diritti civili e l’inizio delle persecuzioni nazi-fasciste che a Venezia portò alla deportazione di 246 ebrei veneziani: di questi solo 8 fecero ritorno dai campi di sterminio.

Difficilmente riconoscibili dall’esterno, le cinque sinagoghe, sorprendenti spazi sorti su edifici preesistenti che tuttora le custodiscono, sono considerate tra le più belle d’Europa per i loro interni riccamente decorati, e sono ancora oggi luoghi di incontro della comunità ebraica veneziana. Le sinagoghe, o Scole, furono fondate tra la prima metà del Cinquecento e la metà del Seicento per iniziativa dei vari gruppi etnici che popolavano il Ghetto: nacquero così le Scole ashkenazite Tedesca e Canton, la Scola Italiana, le Scole sefardite Levantina e Spagnola. Rimaste intatte nel tempo, malgrado alcuni interventi posteriori, queste sinagoghe testimoniano il valore del Ghetto di Venezia.

Indirizzo: Museo Ebraico di Venezia, Campo del Ghetto Novo 2902\b, Cannaregio
Sito web: www.museoebraico.it
Telefono: 041 715359


Suezo2017 - Itinerario Culturale: il Giardino Mistico dei Carmelitani Scalzi a VeneziaIL GIARDINO MISTICO DEI FRATI CARMELITANI SCALZI

Poco distante dalla stazione dei treni, si staglia la bianca facciata in marmo di Carrara – unica sul Canal Grande – della chiesa che prende il nome dall’ordine dei frati Carmelitani Scalzi, dedicata a Santa Maria di Nazareth, uno dei più mirabili esempi del barocco veneziano. Qui, oltre alla chiesa e al convento, si trova un antico brolo, un orto-giardino protetto da alte mura, risalente alla metà del Seicento, ridimensionato nell’Ottocento dall’insediamento della stazione ferroviaria, che conserva l’aspetto tipico dei giardini dei palazzi nobiliari veneziani e dei broli di tradizione monastica.

Nel brolo, riportato all’antico splendore di recente, è custodito il Giardino Mistico, un orto spirituale dove si è scelto di recuperare quelle essenze floreali dal profondo valore simbolico-religioso proprie dell’habitat veneziano. Un vero e proprio scrigno verde a salvaguardia della biodiversità della città lagunare, dove, tra le diverse coltivazioni, rivivono anche le più antiche viti della Serenissima in un vigneto ottenuto dal materiale genetico prelevato e riprodotto dalle varietà presenti da centinaia di anni all’interno della laguna di Venezia. L’orto-giardino è formato da sette aiuole contornate da quattordici coltivazioni; le aiuole sono sette come le dimore del Castello Interiore di Santa Teresa d’Avila, fondatrice dell’Ordine Carmelitano: il prato verde, l’orto delle erbe officinali, l’orto alimentare, il vigneto, il frutteto dei gusti perduti, l’orto del Getsemani con gli ulivi e il bosco.

Tra le erbe medicinali del Giardino, si coltiva ancora oggi una particolare varietà di melissa, pianta da cui i padri Carmelitani sin dal 1710 ottengono un preparato erboristico noto in tutto il mondo, l’Acqua di Melissa, le cui virtù sono menzionate anche da Carlo Goldoni nella sua commedia più famosa, La locandiera. Su prenotazione, il Giardino Mistico è aperto alle visite, con tour accompagnati da guide.

Indirizzo: Giardino Mistico dei Carmelitani Scalzi, Cannaregio, 54 (entrata lato ferrovia)
Visite: in inverno il giardino resta chiuso; nelle altre stagioni è necessario telefonare per prenotare
Telefono: +39 348 7728430
Sito web: www.giardinomistico.it


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Palazzo Soranzo Cappello a VeneziaIL GIARDINO DI PALAZZO SORANZO CAPPELLO

Palazzo Soranzo Cappello, affacciato su Fondamenta Rio Marin, è l’attuale sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. L’edificio, di antica origine, fu rinnovato tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento per volere della famiglia Bragadin, e in seguito acquistato da Lorenzo Soranzo, procuratore di San Marco, che a partire dal 1625 diede impulso a nuovi interventi di abbellimento della dimora, sia nella decorazione della facciata che nell’aggiunta degli arredi architettonici e scultorei del giardino.

Il giardino, nascosto agli occhi del visitatore dalla facciata del palazzo, è uno tra i più rinomati di Venezia. Si ritrovano alcune descrizioni del giardino nelle fonti letterarie ottocentesche, in particolare nelle pagine del romanzo Il Fuoco di Gabriele d’Annunzio, in cui il giardino dei Soranzo è il luogo degli incontri d’amore tra Stelio e Foscarina, e nel racconto Il carteggio Aspern di Henry James, che ambienta proprio in questo palazzo la tormentata ricerca del carteggio del poeta Jeffrey Aspern. La più antica testimonianza dell’attuale assetto del giardino è documentata dall’incisione del 1709 di Vincenzo Coronelli, nella quale sono ancora riconoscibili il cortile d’ingresso, scandito da nicchie con statue, i due gruppi scultorei al centro del passaggio tra corte e giardino e il giardino vero e proprio, caratterizzato da un viale centrale cadenzato da statue su piedistallo e, ai due lati, da ampi parterre de broderie.

L’assetto attuale è frutto di un accurato restauro, compiuto in seguito all’acquisizione del complesso da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La corte monumentale ha tre lati scanditi da edicole a nicchia con le statue di Giulio Cesare e dei primi undici imperatori romani, alludenti alla magnificenza del casato dei Soranzo. Tra la corte e il giardino, due gruppi scultorei raffiguranti il Ratto delle Sabine o, secondo un’altra interpretazione, le Fatiche di Ercole. Fondale del giardino è una loggia a otto colonne con timpano triangolare, sormontato da statue allegoriche. I tracciati d’erba suddividono l’intero spazio attraverso la realizzazione di quattro prati, riprendendo la partitura illustrata da Coronelli. L’area degli ex-orti, posta a nord est, è divisa in due parti da un pergolato. Una più prossima alla fondamenta, il prato fiorito, ed una all’interno, il prato dei frutti.

Indirizzo: Palazzo Soranzo Cappello, Fondamenta Rio Marin, Santa Croce 770
Telefono: +39 041 2574011
Sito web: soprintendenza.pdve.beniculturali.it
Orari di apertura: Il giardino è aperto al pubblico in occasione di eventi, esposizioni temporanee e visite guidate, oppure durante l’orario d’ufficio della Soprintendenza, inviando una richiesta preventiva di autorizzazione con le modalità indicate nel sito.


Suezo2017 - Itinerario Culturale: la fontana di Campo San Giacomo de l'OrioLA FONTANA DI CAMPO SAN GIACOMO DA L’ORIO

Forse non tutti sanno che l’acqua delle fontane di Venezia è buona, sempre fresca, sicura e gratuita. Perché non approfittarne? L’acqua potabile di Venezia è tra le migliori d’Italia, attentamente controllata e sicura. Cercate la fontanella più vicina dove potrete riempire una borraccia riutilizzabile tutte le volte che vorrete, come la fontanella in Campo San Giacomo da l’Orio. Bere l’acqua delle fontane di Venezia significa risparmiare e, soprattutto, dare un aiuto concreto alla sostenibilità: contribuirete a ridurre i rifiuti, l’inquinamento e lo spreco di risorse dovuti a produzione-trasporto-smaltimento delle bottiglie di acqua minerale. Anche al bar o al ristorante, è sempre meglio preferire l’acqua del rubinetto all’acqua in bottiglia: è più economica, non deve essere trasportata e non produce rifiuti da smaltire, così si riducono gli sprechi di bottiglie di plastica e, insieme, anche la costosissima raccolta dei rifiuti, che a Venezia deve essere fatta a mano porta a porta.

Aiutateci a mantenere la città pulita: usate i cestini, non gettate a terra o in acqua mozziconi di sigaretta, gomme da masticare, carte e altri rifiuti. Monumenti, scalinate delle chiese, ponti, pozzi, rive dei canali non sono aree pic-nic. Per una sosta, ci sono i giardini pubblici, come i Giardini di Castello, la Pineta di Sant’Elena, i Giardini Papadopoli e i Giardini Savorgnan. Tenete presente che sono previste sanzioni per chi consuma cibi o bevande seduto a terra in Piazza San Marco e nell’area circostante. Anche nella propria stanza d’hotel è possibile cercare di ridurre il proprio impatto sull’ambiente: non sprecate acqua inutilmente; accendete le luci, l’aria condizionata o il riscaldamento solo quando servono. Se alloggiate in appartamento, fate la raccolta differenziata, lasciate i sacchetti in strada tra le 6 e le 8 di mattina, nei giorni previsti.

Indirizzo: Campo San Giacomo da l’Orio
Sito web: www.veneziaunica.it/it/content/eco-galateo-venezia


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Palazzetto Bru Zane a VeneziaPALAZZETTO BRU ZANE

Piccolo gioiello dell’architettura veneziana di fine Seicento, il Palazzetto Bru Zane, nei pressi della Scuola Grande San Giovanni Evangelista, è dal 2009 sede del Centre de musique romantique française, dedicato alla riscoperta e alla diffusione della musica romantica francese. La Fondazione Bru, presieduta da Nicole Bru, dopo un importante restauro, ha recuperato quello che era il Casino Zane, uno degli innumerevoli “ridotti”, luoghi di ritrovo preferiti dai veneziani del Settecento, restituendolo alla sua originaria vocazione di luogo deputato alle arti e alla musica.

Oggi aperto al pubblico in occasione di concerti, conferenze ed eventi per le famiglie, il palazzetto fu costruito nel 1695 da Domenico Zane su progetto di Antonio Gaspari, allievo di Baldassarre Longhena, architetto del Barocco veneziano che realizzò la Basilica della Salute, Ca’ Pesaro e Ca’ Rezzonico. Gli interni sono splendidamente decorati dagli affreschi di Sebastiano Ricci e dagli stucchi di Abbondio Stazio. Alla bottega del bellunese Andrea Brustolon spetta invece la balaustra di legno che si affaccia sulla sala da ballo. Un intimo giardino introduce al palazzo facendo immergere i visitatori in un’atmosfera romantica.

Tutti i giovedì pomeriggio è possibile visitare gratuitamente la piccola sala concerti e gli altri preziosi spazi del Palazzetto Bru Zane, accompagnati da una guida, in italiano, francese e inglese.

Indirizzo: Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, San Polo, Campiello del Forner 2368, 30125 Venezia
Telefono: 041 5211005
Sito web: www.bru-zane.com


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Casa Goldoni, il cortileCASA DI CARLO GOLDONI

“Sono nato a Venezia, nel 1707, in una grande e bella casa, situata tra il ponte dei Nomboli e quello della Donna onesta, all’angolo della calle di Ca’ Centanni, nella parrocchia di San Tomà”: così l’ottantenne Carlo Goldoni, ormai a Parigi da venticinque anni, ricorda la sua casa natale a Venezia, in apertura dei Mémoires. Ca’ Centani, o Centanni, meglio conosciuta come la “Casa di Carlo Goldoni”, fu eretta nel XV secolo. Si tratta di un tipico palazzo gotico di non eccessiva dimensione, ma che presenta ancora oggi, nonostante le svariate ristrutturazioni, l’impianto e gli elementi tipici dell’architettura civile veneziana tra la fine XIV e l’esordio del XV secolo.

Proprietà della famiglia Rizzi (sul pozzo presente nella corte si può vedere scolpito un riccio che spicca nell’insegna di famiglia), il palazzo fu affittato ai Zentani o Centani, da cui prese la futura denominazione, ospitando anche una fiorente Accademia artistico-letteraria. Verso la fine del ’600 vi si stabilì il nonno paterno di Carlo Goldoni, Carlo Alessandro, notaio di origine modenese. La famiglia Goldoni rimase in questa casa, in cui Carlo nacque il 25 febbraio 1707, fino al 1719.

Nel 1914 Aldo Ravà, insigne studioso del ’700 veneziano, il conte Piero Foscari e il commendatore Antonio Pellegrini acquistarono il palazzo dall’ultima proprietaria, la contessa Ida Manassero Camozzo. L’idea era quella di trasformarlo in una struttura museale da dedicare, in nome del grande commediografo, a tutta l’arte drammatica italiana, ma il progetto si fermò a causa della guerra. Nel 1931, Ca’ Centani fu donata al Comune di Venezia affinché fosse restaurata e destinata a Museo Goldoniano e Centro di Studi Teatrali. I nuovi eventi bellici rallentarono i lavori di restauro, completati solo nel 1953, anno in cui la Casa di Carlo Goldoni fu aperta al pubblico.

Indirizzo: Casa di Carlo Goldoni, San Polo 2794, 30125 Venezia
Telefono: 041 2759325
Sito web: carlogoldoni.visitmuve.it

Nei giorni della Su e Zo per i Ponti gli iscritti alla manifestazione possono accedere alla Casa di Carlo Goldoni a Venezia con biglietto ridotto, esibendo il cartellino d’iscrizione Su e Zo per i Ponti all’ingresso. Maggiori informazioni sulla pagina “Su e Zo per i Musei”.


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Scuola Grande dei Carmini a VeneziaSCUOLA GRANDE DI SANTA MARIA DEI CARMINI

La Scuola dei Carmini è l’ultima delle nove Scuole Grandi esistenti a Venezia alla caduta della Repubblica: fu infatti riconosciuta «Scola Magna» dal Consiglio dei Dieci nel 1767. Venne fondata come confraternita di devozione e di carità dedicata a Santa Maria del Monte Carmelo nel 1594 dal bergamasco Bernardino Soardi. La finalità della Scuola, i cui confratelli erano laici e appartenenti alla classe dei cittadini, con l’esclusione dei nobili e dei religiosi, consisteva nel dare sostegno religioso ed economico ai confratelli, nel dispensare elemosine ai poveri e ai malati e di concorrere ai loro funerali, di fornire di dote le fanciulle per il matrimonio o per la monacazione.

Inizialmente la Scuola aveva la sua modesta sede e un altare nel convento e nella chiesa appartenente ai Carmelitani che sorgevano in campo dei Carmini. Oggi il convento, dopo la soppressione dell’Ordine ad opera di Napoleone e l’espropriazione dei beni, è diventato la sede dell’Istituto Statale d’Arte. La sede della Scuola fu costruita a partire dal 1627 da Francesco Caustello mentre nel 1668 viene dato a Baldassarre Longhena l’incarico di sistemare le due facciate su campo Santa Margherita e su campo dei Carmini, opera che l’architetto porterà a termine nel 1670. Le sale interne della Scuola hanno conservato per intero l’antico originale arredo, costituito da importanti dipinti ad olio, da ricchi soffitti in stucco e da originali dossali lignei intagliati.

Nella Sala del Capitolo, dove i confratelli si riunivano in assemblea per approvare le proposte avanzate dal Guardian Grande, Giambattista Tiepolo dipinse tra il 1739 e il 1749 le nove incomparabili tele del soffitto raffiguranti ai vertici la serie delle Virtù teologali, cardinali e altri atteggiamenti dello spirito, tutte riferite alla Vergine, angeli e cherubini recanti lo scapolare, il simbolo della devozione, e la mariegola, che contiene le regole della confraternita; al centro il grande dipinto narra de L’apparizione della Madonna del Carmelo a San Simone Stock mentre gli consegna lo scapolare. Da segnalare inoltre nelle Stanze dell’Archivio e dell’Albergo i capolavori di G.B. Piazzetta (Giuditta e Oloferne) e del Padovanino (L’Assunzione della Vergine).

La Scuola Grande è aperta al pubblico: tutte le sale della Scuola sono destinate a visite museali e ospitano manifestazioni religiose e culturali.

Indirizzo: Campo Santa Margherita, Dorsoduro 2616 – 2617
Telefono: 041 5289420
Sito web: www.scuolagrandecarmini.it


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli a VeneziaCHIESA DI SAN NICOLO’ DEI MENDICOLI

Una delle più antiche chiese della città, secondo la tradizione sarebbe stata fondata nel VII secolo sulle fondamenta di un vecchio fortilizio da alcuni rifugiati padovani, in fuga dai barbari. Ricostruita nel XII secolo, è tra le poche chiese di Venezia che conserva ancora evidenti tracce dell’architettura veneto-bizantina. Risale al Quattrocento il semplice portico, unico esempio esistente con quello di San Giacomo a Rialto, che per un certo periodo fu adibito a dimora di romite o pinzocchere, povere donne religiose che qui trascorrevano, pregando e digiunando, lunghi periodi di penitenza.

Secondo lo storico veneziano Giuseppe Tassini, la chiesa prese il nome di San Nicolò dei Mendicoli perché sorse sopra un’isoletta appellata Mendigola dalla mendicità degli abitanti, i quali erano per lo più artigiani e pescatori. Dai primi anni del Trecento gli abitanti di questa contrada appartenevano alla comunità dei Nicolotti, una delle due grandi fazioni rivali – l’altra era quella dei Castellani – che si contrapponevano in città. Fino alla caduta della Repubblica, i Nicolotti conservarono una certa autonomia formando una sorta di piccola Repubblica, a capo della quale era un Gastaldo o Doge dei Nicolotti, che veniva eletto a porte chiuse nella chiesa di San Nicolò da un’assemblea di parrocchiani, alla presenza di un rappresentante della Signoria.

All’interno della chiesa, separata dal presbiterio dalla iconostasi bizantina, la navata è coperta da decorazioni lignee, da sculture dorate, tele, statue e motivi ornamentali: l’insieme produce un bell’effetto che è stato ripreso dalla chiesa dei Carmini. Sopra l’iconostasi un grande Crocefisso ligneo con la Vergine, san Giovanni e due angeli posti lungo la cornice, ai due lati della Croce.

Una curiosità per gli amanti della musica: in questa chiesa fu battezzato e sepolto il compositore Bonaventura Furlanetto, uno degli ultimi maestri di coro dell’Ospedale della Pietà, antica istituzione sorta per assistenza ma diventata vero e proprio conservatorio dove le ragazze studiavano musica nel Seicento e nel Settecento, e dove insegnò anche come maestro di violino Antonio Vivaldi.

Indirizzo: Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli, Campo San Nicolò dei Mendicoli, 1906-1907
Telefono: 041 2750382
Sito web: www.anzolomendicoli.it


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Museo della Musica e Conservatorio Benedetto MarcelloMUSEO DELLA MUSICA DI VENEZIA A PALAZZO PISANI

A due passi dal ponte dell’Accademia, in Campo Santo Stefano, si trova Palazzo Pisani, il più imponente palazzo patrizio di tutta la città, appartenuto alla famiglia Pisani, tra le più ricche del Settecento veneziano. La costruzione del palazzo è del 1614, poi nel ‘700 viene ampliato verso il Canal Grande con l’aggiunta del secondo piano nobile. Dal 1940 è sede esclusiva del Conservatorio di Musica della città, intitolato a Benedetto Marcello.

In alcuni tra i più pregevoli ambienti del palazzo, che furono sede dell’appartamento nuziale di Alvise Pisani, è stato di recente inaugurato un Museo della Musica che raccoglie una settantina di strumenti musicali, tra cordofoni e aerofoni, risalenti a diverse epoche, di produzione veneziana ma anche provenienti da altre realtà nazionali ed europee. Spiccano alcuni esemplari di pregio, come una spinetta datata tra il Cinquecento e il Seicento e un chitarrone della fine del Cinquecento, i pezzi più antichi della raccolta, e poi ancora un corno naturale della metà del Seicento e una viola d’amore settecentesca attribuita al raffinato liutaio Santo Serafin. Si contano anche preziosi cimeli – un busto di Giuseppe Verdi, la bacchetta e il leggio dell’ultimo concerto di Richard Wagner, uno dei suoi inconfondibili berretti – quadri, fotografie d’epoca e documenti autografi.

Nel corso del restauro degli ambienti dove trova spazio l’esposizione permanente, grazie all’accurata pulitura delle decorazioni murarie, degli stucchi e dei basso rilievi, è emersa una fitta simbologia alchemico-massonica che, diversamente da quanto si ritenesse in precedenza, permette di individuare, proprio in una delle stanze adiacenti al museo, la struttura architettonica di un tempio massonico.

Indirizzo: Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, Campiello Pisani 2810, San Marco
Telefono: 041 5225604 – 5236561
Sito web: www.conservatoriovenezia.net


Suezo2017 - Itinerario Culturale: l'imbarcadero della gondola-traghetto a San TomàGONDOLA TRAGHETTO SUL CANAL GRANDE DA SANT’ANGELO A SAN TOMÀ

Una volta a Venezia c’erano molti meno ponti di adesso, e per passare da una riva all’altra di rii e canali si montava in barca. Quei primi barcaioli hanno inventato di fatto il trasporto pubblico urbano: il traghetto – era chiamata così l’imbarcazione – trasportava le persone (o le cose) su un percorso prefissato, era insomma un vero e proprio servizio di linea. Le barche da traghetto avevano infatti orari e tariffe ben definite ed erano a disposizione di chiunque ne facesse richiesta.

I traghetti da parada sono stati per secoli il principale mezzo per attraversare il Canal Grande e passare più velocemente da una parte all’altra della città, tanto che oggi salire sulla barca adibita a traghetto per raggiungere la sponda opposta del Canalazzo – così i Veneziani chiamano il più importante corso della città – è come fare un viaggio nel tempo di centinaia di anni.

I traghetti oggi funzionanti che permettono di evitare uno dei quattro ponti sul Canal Grande sono in tre punti strategici: a San Tomà, a Santa Sofia e a Santa Maria del Giglio. Il traghetto di San Tomà è senza dubbio il punto di attraversamento più frequentato della città, e dimezza il tragitto tra l’area di San Marco e la stazione ferroviaria. Questo servizio di trasporto pubblico si serve di un tipo d’imbarcazione un po’ più grande rispetto alla gondola da nolo (detta così perché viene, in pratica, noleggiata), ossia quella destinata al tour della città, ai freschi notturni, alle serenate.

In realtà il traghetto non è propriamente una gondola ma una barchetta, che, sebbene molto simile alla gondola, è più tozza e capiente, e ha un’origine diversa. Proviene da una famiglia di barche utilizzate per il trasporto promiscuo di cose e persone e tra Otto e Novecento è l’imbarcazione specializzata nel trasporto di infermi: una sorta di ambulanza ante-litteram. Quando, negli anni Cinquanta, questo servizio viene interamente affidato alle barche a motore, rimangono ancora alcuni vecchi esemplari di “ambulanze” a remi, le barchette appunto, che dal 1953 sostituiscono le gondole da nolo per il servizio di traghetto proprio perché possono portare 14 passeggeri anziché 6.

Indirizzo: Calle del Traghetto, San Marco – Fondamenta del Traghetto, San Polo
Sito web: www.veneziaunica.it


Suezo2017 - Itinerario Culturale: Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa a VeneziaPALAZZO GRIMANI

Una casa museo famosa per le sue meraviglie in tutta Europa e imperdibile tappa del Grand Tour: ancora oggi Palazzo Grimani, nascosto all’interno di Ruga Giuffa, a due passi da Santa Maria Formosa, è uno dei più sorprendenti e insoliti musei di Venezia.

Il doge Antonio Grimani, agli inizi del Cinquecento, dona ai figli la casa da stazio: il complesso verrà poi completato grazie al nipote Giovanni, patriarca di Aquileia, e a suo fratello Vettore, procuratore di San Marco. È probabile che gli stessi eredi Grimani siano intervenuti nella progettazione e nella decorazione del palazzo. L’architettura fonde elementi tosco-romani con l’ambiente veneziano: particolarmente suggestivi la Tribuna – già sede della raccolta archeologica di Giovanni, una delle più ricche e celebri collezioni rinascimentali di antichità, donata alla città e ora esposta al Museo Archeologico Nazionale di Venezia -, l’ampio cortile, unico a Venezia, dallo stile ispirato alle antiche domus romane e al clima culturale del Rinascimento, e la celebre scala monumentale, che poteva competere per magnificenza con la Scala d’Oro di Palazzo Ducale e con quella della Libreria Marciana. Addentrandosi nel palazzo, ci si immerge in sale dalle straordinarie decorazioni pittoriche, trompe l’oeil, marmi, stucchi e affreschi. Su tutte, la Sala a Fogliami, un ambiente sorprendente dove si ha l’impressione di essere in un giardino verde: il soffitto è interamente ricoperto di fogliame, piante, fiori e innumerevoli uccelli e altri animali. Si riconoscono anche specie da poco scoperte provenienti dal Nuovo Mondo, come il tabacco e il mais.

Indirizzo: Museo di Palazzo Grimani, Ramo Grimani, Castello 4858, 30122 Venezia
TELEFONO: Museo: +39 041 2411507; Info e prenotazioni: +39 041 5200345.
SITO WEB: polomusealeveneto.beniculturali.it


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Photo credits:
Conservatorio Benedetto Marcello: Museo della Musica di Venezia a Palazzo Pisani;
Didier Descouens / Wikimedia: Scuola Grande dei Carmini, Scuola Dalmata, San Nicolò dei Mendicoli,
Alfonso Bussolin: Fontana di San Giacomo de l’Orio;
carmeloveneto.it: Giardino dei Carmelitani;
Saiko / Wikimedia: Casa Goldoni;
Jean-Pierre Dalbéra / Wikimedia: Palazzetto Bru Zane, Palazzo Grimani;
Sara Rossi: Gondola di San Tomà;
Paolo Steffan / Wikimedia: Palazzo Soranzo Cappello;
Davide Calimani / Coopculture: Campo del Ghetto.


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